Una lezione diversa questa mattina nell’Aula Magna della Scuola Secondaria di primo grado di Soriano nel Cimino, tenuta dall’imprenditore calabrese Tiberio Bentivoglio, testimone di giustizia. Presenti tutti i 180 allievi delle classi III dell’I.C. Monaci, la DS Emilia Conti, il Primo Dirigente della Questura di Viterbo Amelia Priaro, il Consigliere Regionale Enrico Panunzi, il Presidente della Provincia Alessandro Romoli, il presidente della Confartigianato Michael del Moro, sindaci e delegati dei Comuni di Soriano nel Cimino, Bassano in Teverina, Bomarzo, Gallese, Vasanello, Canepina e Vignanello, il Comandante della locale Polizia municipale, le rappresentanti della Rete di Scuole SoViVaO, il 1° collaboratore del Dirigente e il Dsga del Monaci, la dottoressa Sciarrini per l’Usp, i Carabinieri della stazione di Soriano, i volontari dell’ANPS, i rappresentanti dell’ANCOS e della Rete ConosciSoriano. Questo incontro si colloca in una serie di interventi promossi dalla Rete di Scuole G.Falcone, di cui il nostro Istituto fa parte da anni, e va ad arricchire il percorso di questi ragazzi, impegnati in ogni grado di scuola sul tema della Legalità, essendo Mission prioritaria del Monaci. Tiberio Bentivoglio ha presentato il suo libro “C’era una volta la ‘ndrangheta. Ricordi e desideri di un uomo che l’ha conosciuta” Tante le domande che i discenti hanno rivolto all’autore, che ha cercato di dar loro risposta, con la passione e la fermezza che da sempre lo contraddistinguono, analizzando alcuni passi salienti della narrazione.
Un nonno, tre uomini, tre storie, una vita. Il racconto di Nicola a suo nipote Fabio. La cruda realtà nel ricordo di un passato ancora presente, la proiezione di un desiderio per un futuro migliore… realizzabile solo essendo uniti e coesi contro la ‘ndrangheta. C’è un compito da svolgere, Fabio chiede aiuto al nonno e così, una domanda dopo l’altra, viene a sapere come fosse la vita in Calabria nel XX secolo; impara parole di oscuro significato, apprende modalità rituali, conosce nei dettagli l’esistenza di povere vittime, legge lettere autografe, articoli di cronaca, sentenze del tempo… Ma davvero accadeva tutto ciò? E mentre suo nonno continua a raccontare, si apre uno spiraglio su come si è arrivati a quel 9 febbraio 2039, liberi finalmente da ogni forma di mafia. Sogno, chimera, utopia? Semplicemente il desiderio dell’autore, perché le vicissitudini di quei tre imprenditori sono tutte le peripezie che lui ha dovuto affrontare per non essersi piegato al pizzo, attentato compreso.
Parola d’ordine: ribellarsi ad ogni forma di sopruso, per piccolo che sia, e non aver timore di denunciare, perché solo così facendo i nostri ragazzi potranno essere un giorno uomini liberi. Oggi abbiamo ricevuto un regalo, un 21 marzo anticipato “Giornata della Memoria e dell’Impegno”, una primavera precoce che ha portato con sé insegnamenti profondi, mentre spirava un vento di nuove speranze. Grazie Tiberio per la sua testimonianza.

La referente per la legalità

Prof.ssa Maria Cristina Marini